Petrolio, l' Arabia Saudita non ci sta


Parla Sua Maestà Abdullah Bin Abdul Aziz Al-Saud, Custode delle Due Sante Moschee e re dell'Arabia Saudita, primo Paese esportatore di petrolio al mondo
"Ascoltatemi bene, io vi parlo sia a titolo personale sia a nome del Regno dell'Arabia Saudita. Quando il prezzo del greggio ha sfiorato i 100 dollari al barile, eravamo già contrariati. Figuratevi adesso, che si parla di 200 dollari".
Maestà, se il re saudita si inquieta per il caro-petrolio, qualcosa non quadra. Si direbbe che voi abbiate tutto da guadagnare col greggio che vola verso i 200 dollari al barile. Lei invece sta dicendo che l'Arabia vuole moderarne il prezzo?
"Certo, che è così: noi non volevamo e non vogliamo che il prezzo salga tanto in alto. Non è nel nostro interesse perché non è nell'interesse del resto del mondo. Il nostro interesse e quello mondiale sono strettamente legati".
E allora perché il petrolio è alle stelle?
"Perché il petrolio è diventato una commodity, quasi al pari di una valuta. Qui entra in campo l'avidità speculativa di certi personaggi, di certe imprese. Questi hanno sfruttato il rialzo nelle quotazioni del greggio per accumulare ricchezze, per avvantaggiarsene personalmente. Non si curano affatto dei danni inflitti all'umanità".
Che cosa si può fare per arrestare la spirale ?
La stabilità del mercato petrolifero mondiale è un obiettivo condiviso sia dai produttori sia dai consumatori. E ci battiamo per raggiungerlo. Però, malgrado noi abbiamo aumentato assieme ad altri Paesi dell'Opec la capacità di produzione, il mercato non ha risposto in maniera positiva. Come vedete, questo dimostra quanto influisca sui prezzi l'effetto di altri fattori che sfuggono alla semplice equazione di base della domanda e dell'offerta. In particolare la speculazione, come ho già detto. Ma anche l'imposizione di tasse addizionali all'importazione in alcuni Paesi consumatori".


fonte: La Repubblica