Neo libersimo alla frutta, Fannie e Mac nazionalizzate


La sbornia imperante dagli anni 80 è al capolinea. Il più liberista e convintamente monetarista paese sulla terra fa marcia indietro e assume il controllo di Fannie e Mac commissariandole o, più semplicemente, nazionalizzandole.
La Federal National Mortgage Association e la Federal Home Loan Mortgage Corporation i mutui li comperano, li assicurano, li impacchettano e li cartolarizzano, per poi rivenderli agli investitori sotto forma di titoli: tutti i big di Wall Street hanno in portafoglio derivati di questo meccanismo, la banca centrale della Cina detiene obbligazioni di Fannie Freddie per centinaia di miliardi di dollari, così come le istituzioni di Arabia Saudita, Russia e Giappone.

Pressato dalle vendite sulle obbligazioni di Fannie e Freddie operate dalle banche cinesi, e dal timore che queste possano scatenare le reazioni di altri istituti centrali il Tesoro americano ha deciso di intervenire in prima persona.
Venerdì nell'after-hour i due colossi dei mutui avevano perso un altro 20 %. Oggi la decisione è preannunciata, prima dell'apertura settimanale delle borse asiatiche.

Continuano intanto a circolare voci su Lheman e Brothers, altra banca malata per la quale pare si sia fatta avanti anche la giapponese Nomura intenzionata a rilevarla.

Le nazionalizzazioni di fatto continuano attorno al disastro del settore immobiliare e della bolla ingigantitasi negli ultimi 3 anni e spalmata finanziariamente su tutti i finanziatori e fondi del pianeta.

Con la nazionalizzazione dei due colossi americani, seguita ad un anno di distanza dalla nazionalizzazione in Inghilterra di analoga società di mutui , si chiudono gli anni del liberismo e altro non c'e' da attendersi che misure analoghe , strategiche in altri settori delle economie, presto si facciano avanti.

E' l'inizio della fine del cosidetto turbocapitalismo che ha drogato la crescita dell'ultimo quarto di secolo spostando e ritirando capitali in fretta e furia concentrati in poche mani. Avviando in alcuni casi lo sviluppo , ma al prezzo di giganteschi squilibri economici e sociali. E' la prima grande crisi del cosidetto settore terziario, dopo quella preannunciata nel 2000 dal crollo delle quotazioni del Nasdaq. Seconda , nel tempo ma non nelle proporzioni, alla crisi immobiliare giapponese.