E' arrivato il 7° cavalleria, ma sembra tardi. A nulla oggi son valsi i tagli coordinati di tassi. Fatto inconsueto nell'inconsueto.
A 10.500 punti circa sembrava un minimo importante, a 9500 pareva definitivo, ma ancora si è scivolato. Gli indici scendono nella desolazione, nemmeno con la rabbia visto che i ribassisti sono stati eliminati per regolamento.
Sul tappeto ci sono quasi tutti gli indici mondiali, tornati nei pressi del 2003 (manca un 10/15%), e agli angoli gli istituto di credito di ogni parte del globo occidentale. Mai accaduto negli ultimi 25 anni. Sembra che nessun player sia in grado di fare acquisti e le quotazioni solo scendono.
Restano fuori dai fallimenti parrebbe il Giappone , l'Italia e la Spagna, che non hanno nazionalizzato nulla. Ma fino a quando ?
Il modello è stato decapitato e ci vorrà molto tempo per assistere ad una ripresa solida. Si scruta l'ignoto con il noto, e il noto ha sostanzialmente due riferimenti sul DJ: il 1973 (inflazione) e il 1929 (depressione). Altro noto è il Giappone del 1990. Si parla dei colossi, non di mercatini emergenti.
Quale sia il caso attuale, più o meno doloroso, è a queste esperienze storiche che occorre guardare.Fatto è che in comune con l'oggi hanno la crisi immobiliare e del credito o la crisi da costi e da shock petrolifero.
Un problema serio riguarda i vincoli di bilancio degli stati nazionali, saltati completamente negli USA con un Pil quasi uguale al deficit pubblico e invece ancora testardamente difesi in Europa, sopratutto in Germania.
Un po' di elasticità non farebbe male, prima che la recessione divenga una valanga.
Se c'è una cosa da apprendere in questo frangente è proprio di non fidarsi della vecchia guardia di economisti cresciuti nell'ultimo ventennio e dell'estabilisment politico liberista e monetarista che ha governato per 15 anni; si sono rivelati dei bugiardi patentati, che nemmeno credono ai loro occhi (almeno fino ad une mese fa) o alla meno peggio degli illusi.
L'unica speranza è di riuscire a perderli per strada. Ma sarà dura.
Qui e qui l'allucinante prova provata nelle parole di uno degli imputati.
Si ricomincia, durante il diluvio, a parlare di geopolitica e di scenari alla George Orwell. Lo farà Limes in edicola dal 17 ottobre, lo segnalo come lettura interessante.
Di investire sull'azionario nemmeno a parlarne, anzi, se si è fatto qualcosa ultimamente, meglio sopportare fino ad un rimbalzo e liquidare. E' quello che fan tutti e da questo gatto che si mangia la coda non si esce.
Solo bond in valuta locale, meglio se a tasso variabile e scadenza corta. Rendono niente ma sono ancora sicuri.
Le mie analisi sui minimi erano troppo ottimistiche, quindi errate, anche se molto prudenziali .
Se il DJ non si inverte tra 8800 e 9200 risalendo oltre 10.000, quota 7000 è il prossimo obbiettivo.
Chiudere le borse mondiali per un po' e dar lavoro ai ragionieri per spulciare tra le carte dei player parrebbe una buona idea per raffreddare animi e per sapere esattamente come stanno le cose.
Ma è pura fantascienza.
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